
Ha preso avvio ieri una campagna di raccolta fondi per terminare la mensa di Casa Astra.
Per le vostre donazioni:
Movimento dei Senza voce
Casa Astra
Mendrisio
CP 65-238676-0
CH69 0900 0000 6523 8676 0
La Regione del 23 novembre 2018
A Casa Astra bussano sempre più persone del posto
Il centro di accoglienza di Mendrisio è specchio delle nuove povertà. Ma per dare un alloggio adeguato serve l’aiuto delle popolazione
di Daniela Carugati
Il vecchio bancone del bar stile anni Sessanta così come le due sale all’ingresso di Casa Astra, a Mendrisio, risentivano da tempo del peso degli anni. Rimetterli in sesto è l’ultima aspirazione del centro di accoglienza che in via Rinaldi dal 2015 ha preso il posto dell’ex Osteria del Ponte. Gli interventi di ristrutturazione sono decisi, infatti, a dare dignità a un luogo che per tanti rappresenta l’alternativa a una vita precaria e senza un tetto. Aperto il cantiere a settembre, la struttura dei locali è, però, rimasta grezza. Anche se la voglia di dare forma a una mensa – qui si cucina anche per oltre una trentina di persone quando i posti letto sono al completo e altri bisogni, da fuori, bussano alla porta – c’è ed è tanta. In questi vani non si consumano solo i pasti, ci si incontra e si chiacchiera. Un’ambizione incompiuta: da metà ottobre gli operai si sono fermati. «Alcuni finanziamenti, attesi, stentano un po’ ad arrivare», spiega Donato Di Blasi, direttore di una struttura nata dall’impegno del Movimento dei Senza Voce. L’inverno però preme, come la necessità di completare la riattazione e poter accogliere al meglio chi arriva a Casa Astra. A questo punto serve un altro slancio di solidarietà popolare. Lo stesso che quattro anni orsono, un mattoncino alla volta, ha permesso di acquistare l’edificio e aggiungere altri posti a tavola (e letti) per chi non ha niente. Per finire i lavori oggi occorrono circa 150mila franchi. Trovati i fondi, in un paio di mesi l’opera sarà terminata.
«Quando è possibile – ci dice il responsabile – facciamo in casa, anche con l’aiuto degli ospiti: imbianchiamo le pareti, ripuliamo i pavimenti. In questo caso, però, non basta: ci vuole l’intervento di artigiani professionisti per mettere a norma locali e servizi». Imprese con cui, non lo si nasconde, c’è qualche scoperto. «Ma le aziende sono state avvisate», conferma Di Blasi. E a quanto pare sono disposte pure a pazientare. «Ecco perché – motiva – abbiamo pensato di lanciare, di nuovo, un appello alla popolazione, affinché ci possa dare una mano a ridare agli utenti uno spazio di aggregazione e di attività. Uno spazio che in questi anni abbiamo aperto all’esterno con iniziative e animazioni». Insomma, non manca che questo ulteriore passo per coronare gli sforzi già profusi per ammodernare lo stabile, investendo peraltro una cifra non trascurabile, attorno ai 300mila franchi. «Sono tanti i piccoli e grandi lavori che abbiamo realizzato – ribadisce il direttore della struttura –. Inclusa, nel 2017, su stimolo del Laboratorio cantonale di igiene, la sostituzione della cucina familiare ormai datata con una piccola industriale e moderna». Un obiettivo raggiunto grazie al sostegno di due Fondazioni, la Promo di Mendrisio e la Mantegazza. Casa Astra, del resto, ha già conosciuto momenti ostici, e pure in questa circostanza ci si sta adoperando per trovare delle soluzioni e il supporto di enti e altri interlocutori. Quegli stessi enti, i quali – a cominciare da Cantone, Comuni, Ente ospedaliero e Osc – nel tempo hanno fatto capo sempre più spesso al centro per collocare persone in evidente difficoltà e assicurare loro un’attenta presa a carico. Si tenterà altresì la strada, mai praticata, di una campagna di crowdfunding – un finanziamento collettivo – a livello svizzero. Ne va, d’altro canto, del futuro della struttura, l’unica in Ticino in grado di ospitare chi si ritrova per strada. Per ora con i 18 utenti alloggiati in via Rinaldi ci si arrangia con il cucinino al primo piano, ma chi passa dalla Casa merita una sistemazione adeguata. Le persone che si incrociano da queste parti, ci fa notare Marco, uno degli operatori, appartengono alle fasce deboli della popolazione. Ci sono giovani, pensionati e 50enni che non riescono a ri-trovare un lavoro: persone sfrattate o con una serie di problemi, anche di salute, e dipendenze che tentano di cavarsela da soli ma non sempre ce la fanno. Poi ci sono gli stranieri, che approdano da noi con un progetto, salvo scontrarsi con la realtà. «Per finire – annota Di Blasi – arrivano qui sfiduciati, da sé stessi, da tutto. Così cerchiamo di aiutarli a rimettersi in sesto e riprendere in mano la loro vita». Una ragione più che sufficiente per essere solidali con Casa Astra. Per saperne di più c’è il sito www.casa-astra.ch e un numero di telefono, lo 091 647 46 47.
La cronistoria – Da Ligornetto a Mendrisio, una lunga strada
Di strada Casa Astra ne ha fatta, e tanta, in questi anni. Dall’appartamentino di Ligornetto – gli inizi risalgono al 2004 – allo stabile di Mendrisio, passo dopo passo, si è guadagnata una sorta di emancipazione. Un riscatto che ha portato al riconoscimento sociale di un luogo che mette il Ticino (e i ticinesi) faccia a faccia con le forme diverse della povertà. Chi passa da via Rinaldi, infatti, non può far finta di niente. Anche perché la precarietà è una condizione che negli anni ha portato a bussare al centro di accoglienza un numero crescente di persone del posto, svizzeri e residenti. Non a caso la struttura è diventata un punto di riferimento pure per enti pubblici (Cantone e Comuni) e istituzioni (sanitarie ad esempio). Una realtà che ai primi tempi non era affatto scontata: per chi ne ha memoria, alla palazzina di Ligornetto passavano più spesso gli agenti di Polizia che i servizi. Ma gli anni passano e anche situazioni e rapporti (con il territorio) cambiano e maturano. Fino ad affrancarsi persino dai pregiudizi.
Certo al Movimento dei Senza Voce (forse) non se lo sarebbero mai aspettato, 14 anni orsono, che un giorno uno studente al terzo anno della Supsi avrebbe dedicato la propria tesi all’esperienza di Casa Astra. Invece, succederà. E questo, annota a bassa voce il direttore Donato Di Blasi, rappresenta «un riconoscimento effettivo». Resiste, invece, la fatica di far tornare i conti a fine anno, sempre «sul filo di lana». Ora, fa sapere il direttore, si sta per stipulare una nuova convenzione con il Cantone, che restituirà contributi «un po’ più alti» a favore degli ospiti che ne hanno diritto. Il vero balzo in avanti, la vera autonomia sarebbe, però rappresentata da un altro passo, sul piano legislativo. «Serve – esplicita Di Blasi – una legge specifica per i centri di accoglienza, come esiste in altri cantoni e che fa dormire sonni più tranquilli a chi li gestisce». Non si chiede molto di più: solo un appoggio, anche contenuto, ma ricorrente per far fronte alle necessità quotidiane. Per il momento, quindi, ci si arrangia e si fa ricorso spesso e volentieri al ‘fai da te’ e ai frutti dell’orto che permettono di essere, almeno in parte, autosufficienti.
CdT del 23 novembre 2018
APPELLO
A Casa Astra serve una mano per finire i lavori
Quello lanciato da Casa Astra è un vero e proprio appello: per terminare i lavori al pianterreno e rendere vivibile la mensa della struttura servono altri fondi. Il centro di prima accoglienza la cui sede è a Mendrisio, nell’ex Osteria del Ponte, ospita una ventina di persone che si sono trovate momentaneamente senza un alloggio. Nel 90 per cento dei casi, gli ospiti sono persone del posto, ha spiegato ieri il responsabile Donato Di Blasi, che per i motivi più disparati si ritrovano senza un tetto sulla testa. Dalle difficoltà finanziarie alle crisi personali, dall’uscita da una clinica allo sfratto: le ragioni per rivolgersi a Casa Astra sono varie e, con il tempo, ha spiegato Di Blasi, diventano sempre più complesse. Se in passato, il momento difficile veniva sovente ricondotto ad un unico problema, oggi, una stessa persona combatte contro una moltitudine di aspetti che complicano la possibilità di uscire da questo vortice.
Casa Astra è nata nel 2004 a Ligornetto e si è spostata nella sede attuale nel 2014. Da allora gli interventi alla struttura sono stati molti: messa a norma delle uscite di sicurezza, dell’impianto elettrico, dei parafulmini, un nuovo allacciamento all’acqua potabile, estraniazione delle muffe, acquisto di mobili, sistemazione di una serra in giardino e molto altro. Interventi per circa 250-300 mila franchi. Gli ultimi lavori necessari per continuare ad operare al meglio a sostegno dei più bisognosi sono stati inaugurati all’inizio di settembre allo scopo principale di rinnovare la cucina, i cui elementi – sole tre piastre elettriche per 20-30 persone – risalivano agli anni Sessanta. L’opera è però stata interrotta a metà ottobre quando il centro è rimasto senza alcuni finanziamenti che stentano ancora ad arrivare, lasciando anche degli scoperti con alcune aziende, nel frattempo avvisate. In un paio di mesi si riuscirebbe a portare a termine la nuova mensa ma a mancare sono i circa 150.000 franchi che servono a coprirne le spese. La zona pranzo, oltre per il suo compito primario, veniva anche sfruttata per collegare la struttura con l’esterno e organizzarvi esposizioni, proiezioni e appuntamenti vari di incontro che si spera di poter riprendere al più presto. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.casa-astra.ch.